L’Elettromiografia è una indagine ancora poco conosciuta al grande pubblico e spesso capita che i pazienti siano confusi rispetto alla metodica, rivelando alcuni timori e pregiudizi che troppo spesso li trattengono prima di rivolgersi con fiducia ad uno specialista.

Negli anni della mia attività clinica mi è spesso capitato di confrontarmi con alcuni luoghi comuni – per non dire alcune vere e proprie bugie – che sembrano essere particolarmente duri da sconfiggere: oggi vorrei approfittare di questo nuovo spazio di riflessione per fare finalmente un po’ più di chiarezza e per invitare i pazienti ad affidarsi con serenità a un medico specialista per sottoporsi a una qualsiasi delle metodiche previste per l’esame elettromiografico.

Il primo mito: l’elettromiografia è dolorosa!

Naturalmente la prima reazione evocata da ogni esame elettromiografico è il timore che si tratti di una procedura dolorosa. Ebbene, non è vero! L’elettromiografia non è un esame doloroso. Posto che si affidi alle mani esperte di uno specialista, al massimo il paziente potrà denunciare  qualche piccolo fastidio legato al punto di inserzione dell’ago. Un fastidio che non deriva tanto dall’esame, quanto dal fatto di aver inserito l’elettrodo vicino ad una terminazione nervosa sensibile al dolore (anche detta nocicettore) che il medico, ovviamente, non può vedere perché è sottocutanea. In questo caso basterà far presente al medico la propria sensazione di fastidio, in modo che possa spostare l’agoelettrodo o reinserirlo a qualche centimetro di distanza.

Il secondo mito: l’elettromiografia si può fare senza aghi!

Il secondo di questi falsi miti con ogni probabilità deriva dal primo, appena descritto: il timore del dolore collegato alla procedura. Ebbene, so di deludere molti pazienti che si affannano nella ricerca di un esame inesistente ma…l’elettromiografia senza aghi non è possibile! Quella che da molti viene definita elettromiografia senza aghi è in realtà una metodica distinta e complementare dell’esame elettromiografico che si chiama elettroneurografia.

A voler essere sommari, possiamo dire che l’elettroneurografia – che si avvale di alcuni elettrodi superficiali applicati sulla pelle – intende valutare la conduzione nervosa, misurando la velocità di trasmissione di un impulso elettrico tra gli elettrodi, mentre l’elettromiografia serve a valutare l’attività elettrica di una o più fibre muscolari e per questo si avvale di alcuni elettrodi ad ago (detti anche aghi-elettrodi) inseriti nel muscolo.

Un esame serio si può fare con l’una o l’altra metodica, ma molto spesso è necessario utilizzarle entrambe. Purtroppo, il termine omnicomprensivo di elettroneuromiografia viene poco usato, e così con elettromiografia attualmente si intende sia l’esame di elettromiografia che quello di elettroneurografia, contribuendo a generare qualche confusione nei pazienti.

Il terzo mito: la risonanza magnetica è migliore dell’elettromiografia.

Anche qui, i due esami sono complementari e uno non è migliore dell’altro. La risonanza magnetica di fornisce una immagine statica del problema (ad esempio una ernia discale cervicale) ma non ci dice quanto questa ernia comprometta la radice nervosa interessata. L’elettromiografia, al contrario, ci dice quanto è sofferente una struttura nervosa, ma non ci dice quale sia la causa che produce questa sofferenza (un’ernia discale? una listesi vertebrale? un tumore infiltrante?)

Se avete voglia di approfondire un poco l’argomento, vi invito a leggere le pagine del sito dedicate alla spiegazione dell’esame e delle diverse metodiche applicate in fase di esame per capire che cos’è l’elettromiografia e quali sono i diversi tipi di indagine che è possibile svolgere con un esame elettromiografico.