Quando si prenota un’elettromiografia – come qualsiasi altro esame medico specialistico – il costo della prestazione spesso non è un fattore secondario. Soprattutto in momenti come quello che stiamo attraversando, in cui le difficoltà economiche sono un problema sentito, molti pazienti le pensano tutte per risparmiare. Persino proporre o accettare di pagare in nero.

Ma, considerazioni morali a parte, così facendo siamo sicuri di guadagnarci per davvero? Io non lo credo e vorrei condividere qualche riflessione per avvalorare la mia affermazione sul perché non bisogna accettare di pagare in nero un’elettromiografia. Come qualsiasi altro esame medico, d’altronde.

L’argomento è piuttosto delicato e, tanto per rendermi il compito persino un poco più difficile, comincerò con un’autocritica. Una confessione.

Anche io, in un passato lontano, ho ‘fatto del nero’. Di modesta entità, d’accordo, ma l’ho fatto. E come si poteva evitarlo, del resto? Fino a non molti anni fa quella era la norma, in molti ambienti professionali. Figurarsi per un giovane medico che si affacciava alla professione: mantenere uno studio in attivo e impegnarsi per farlo crescere era già una sfida; resistere alle proposte dei pazienti e battibeccare sulla necessità della fattura per ogni elettromiografia non è stata sempre la mia preoccupazione principale. E di sicuro non avrei accettato di perdere pazienti per una questione di principio.

Ma gli anni sono passati e molto è cambiato: non solo nella maggiore percezione della legalità, ma anche nella professione medica e nell’approccio alla cura del paziente. Oltre dieci anni fa ho deciso una scelta drastica, da allora sempre rispettata: non ho mai più effettuato un’elettromiografia accettando un pagamento in nero. Ricevuta fiscale sempre e comunque.

Da cittadino già mi sembra un piccolo titolo di merito, ma da medico sono ancora più convinto che sia l’unica scelta possibile per offrire ai pazienti un servizio di qualità.

Una visita medica o un qualsiasi accertamento diagnostico deve – sia per legge che per normale senso comune – essere accompagnato dalla compilazione di una cartella clinica, seppur breve.

Se segui questo blog potresti ricordare che già in questo post precedente – parlando degli elementi che contraddistinguono un buon elettromiografista – mi ero soffermato sull’importanza dell’anamnesi del paziente prima di sottoporlo all’elettromiografia.

Ogni dato medico rilevato in fase di esame o di terapia ha la sua importanza e deve essere annotato con cura, per essere sempre disponibile in seguito. Per sé stessi o per qualsiasi altro collega debba esaminare il paziente. E’ la base del rapporto terapeutico: una relazione che potrebbe durare degli anni, trattando spesso condizioni mediche croniche o potenzialmente recidivanti.

Ora, pensi che un medico evasore raccoglierà tutti questi dati per rischiare che vengano trovati durante un controllo?  Quale medico tiene in studio una cartella clinica di un paziente al quale non ha fatto la ricevuta? Te lo dico io: quasi nessuno.

Il risultato è che vieni curato senza alcuna documentazione, quindi senza garanzia di qualità della prestazione e dell’attenzione che ricevi.

Facciamo un’ipotesi: se dopo qualche anno hai un nuovo problema (o una recidiva), pensi che il medico che ti ha esaminato – pagato in nero – ricorderà anche solo il tuo nome? Ricorderà il tuo problema, le elettromiografie e terapie che hai fatto, i farmaci che prendi, le tue allergie?

O ancora: se qualcosa andasse storto e tu pensassi di chiedere un risarcimento, l’avvocato o l’assicurazione non potranno valutare le tue ragioni senza nulla di scritto!

Ogni trattamento medico di qualità e livello professionale richiede sempre una documentazione disponibile.

Documentazione significa: referti e tracciati dell’elettromiografia, immagini radiografiche e di risonanza magnetica, status clinici. Tutto materiale conservato in studio col tuo nome sopra, a tua disposizione. E ovviamente gestito e protetto da un sistema informatico a norma di legge.

Terzo punto. E qui serve un po’ più di attenzione, perché il ragionamento si fa tecnico. L’utile di uno studio medico che lavora senza evasione fiscale è circa del 20%. Questo vuol dire che su centomila euro incassati, ottantamila euro servono a coprire le spese.

Questa cifra è quella da cui dipende la qualità delle cure che vengono prestate. Sono le spese per il personale dipendente che mi aiuta, il costo dei materiali di qualità che uso, il costo della tecnologia all’avanguardia (elettromiografi, elettroencefalografi, polisonnigrafi) che utilizzo e il costo (fondamentalmente affitto e manutenzione) della cura e dell’eleganza dei locali in cui vieni accolto.

Se di centomila euro che incasso, ne fatturassi quarantamila, i soldi che potrei spendere per dipendenti, materiali, tecnologia e affitti sarebbero trentaduemila euro. Nessun dipendente può essere pagato in nero, nessun presidio medico di qualità si può pagare in nero e quindi dovrei ricorrere a presidi di minor qualità.

Lo stesso vale per la tecnologia. Nessun elettromiografo di ultima generazione può essere acquistato in nero, quindi dovrò utilizzare apparecchi più vecchi e meno aggiornati.

In sintesi: se faccio ricevute fiscali per centomila euro ne potrò utilizzare ottantamila per fornirti la qualità a cui ho abituato i miei pazienti. Ma se incasso centomila euro e faccio ricevute per quarantamila posso spendere solo trentaduemila euro per erogare le mie prestazioni. E chiaramente il livello delle prestazioni che offrirò sarà di valore molto inferiore.

Questo significa che il medico che presenta ricevuta fiscale per ogni elettromiografia effettuata potrà offrirti un servizio professionalmente molto superiore a quello del medico che ti fa pagare in nero.

Spero di essere riuscito a farti capire cosa ottieni chiedendo ad un medico di poter pagare in nero la tua elettromiografia o una altro esame specialistico: otterrai solo un servizio di bassa qualità rispetto alla delicatezza che richiede.

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