La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia che colpisce i neuroni della corteccia cerebrale e del midollo spinale deputati al movimento (da qui il nome di malattia del motoneurone). Colpisce più gli uomini che le donne, normalmente con esordio oltre i cinquanta anni, ma talora si hanno casi precoci. Si evidenzia una familiarità solo in casi isolati. La malattia non ha una causa evidenziabile nella maggior parte dei casi.

La SLA al principio provoca dei sintomi che, inizialmente, possono essere sottovalutati. Classicamente si assiste all’insorgere di ipostenia e ipotrofia dei muscoli degli arti superiori o inferiori, si possono avere difficoltà nella deambulazione, lievi disturbi nell’articolazione dell’eloquio e difficoltà nella scrittura. Le fascicolazioni, brevi guizzi della muscolatura, vengono avvertite in varie zone del corpo.
Secondariamente, la diminuzione di forza può limitare alcuni movimenti. Se vengono colpiti i muscoli respiratori si avverte difficoltà nella respirazione, la cosiddetta dispnea. Quando i muscoli della deglutizione sono compromessi, l’alimentazione diventa difficoltosa e si possono verificare polmoniti ab ingestis.

La diagnosi della SLA è clinica ed elettromiografica.

L’elettromiografia evidenzia fenomeni patologici che, purtroppo, non sono tipici solo di questa malattia. Per tale motivo l’elettromiografia deve essere molto accurata e deve tenere in considerazione anche patologie che possono avere sintomi simili o in comune con la SLA.

Alcune terapie e dispositivi medici possono alleviare i sintomi e prolungare la sopravvivenza. Questa è estremamente variabile da persona  a persona. Si può andare da pochi mesi a vari anni.

Al momento non ci sono cure certe per la sclerosi laterale amiotrofica. L’interesse mediatico che, in questi ultimi tempi, si sta manifestando verso questa patologia porterà ad un incremento della ricerca scientifica e, speriamo, dell’assistenza che in molte zone d’Italia, è al momento assolutamente carente.