L’elettromiografia per il cosiddetto piede cadente ha una relativa frequenza nella pratica elettromiografica. Il paziente cammina con difficoltà, strisciando la punta del piede sul terreno. Si rende conto di non riuscire a tirare su (dorsiflettere) il piede e/o le dita. Al tempo stesso può rendersi conto di avere un deficit di sensibilità sul dorso del piede e sulla regione tibiale anteriore.

Tale sintomatologia si verifica, più frequentemente, a causa di una neuropatia del nervo peroneo alla testa del perone (è l’osso che, accavallando una gamba, poggia sull’altro ginocchio), come conseguenza delle radicolopatie L5 e, più raramente, per lesioni del nervo sciatico o del plesso lombosacrale. Talvolta il piede cadente può essere una delle prime manifestazioni di patologie neurologiche degenerative come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

L’elettromiografia può confermare la localizzazione neurologica della lesione e consente di apprezzarne il grado di coinvolgimento neuropatico. Ciò permette di dare un adeguato giudizio prognostico e di indirizzare gli interventi terapeutici necessari.