Il dolore cervicale è uno dei motivi più comuni per cui viene effettuata un’elettromiografia.
Il dolore cervicale può essere conseguenza della compressione nervosa radicolare causata da un’ernia discale oppure è dovuto alla compressione esercitata da alterazioni spondiloartrosiche osteofitarie o da ipertrofia dei legamenti gialli.

Le radicolopatie cervicali causano dolore che dal collo si irradia all’arto superiore con distribuzione che dipende dalla radice sensitiva interessata (distribuzione dermatomerica). Al dolore, nel dermatomero interessato, spesso si aggiunge la comparsa di formicolii (parestesie) e deficit di sensibilità (ipoestesie).

Sono rari di deficit di forza. Quando si verificano, interessano i territori di innervazione motoria (miotomi) delle radici interessate.

La compressione radicolare più frequente è quella della radice C7 (compresa tra le vertebre C6 e C7)

L’uso delle neuro immagini in risonanza magnetica del rachide è attualmente il test fondamentale nella diagnosi delle radicolopatie cervicali.

Si evidenzia, con semplicità e ottima accuratezza il sito e la causa della sofferenza radicolare. Ma recenti studi hanno evidenziato che anomalie alla RM sono evidenti anche fino al 50% di individui totalmente asintomatici. E’ quindi possibile il rischio di una falsa positività dell’esame o di una sovrastima del danno radicolare. Infatti è comune pratica clinica vedere pazienti con piccole ernie ma con marcata sofferenza radicolare e pazienti con ernie voluminose con, invece, sintomatologia lieve.

 

L’obiettivo primario dell’EMG nella cervicalgia è confermare l’interessamento ed il grado di coinvolgimento neuropatico della radice sospettata della sintomatologia dolorosa.
Il secondo obiettivo è di escludere (o meglio evidenziare) che la sintomatologia sia dovuta ad un problema più a valle della sede nervosa radicolare, (una sofferenza radicolare C7 può avere una sintomatologia analoga alla compressione del nervo mediano al polso).

L’elettromiografia presenta alcuni vantaggi rispetto alla RM in alcune condizioni:

-quando una sofferenza radicolare è clinicamente probabile ma la RM non evidenzia alterazioni. Alcuni esempi possono essere le radicolopatie nei pazienti diabetici e le radicolopatie da herpes zoster.

-quando si evidenzia una discrepanza tra i risultati della RM (che abbiamo detto può essere, talvolta, falsamente troppo sensibile) e i dati clinici.

-quando la patologia può essere plurifocale (alterazioni radicolare e concomitanti alterazioni a valle, come nel caso già citato di sindrome del tunnel carpale o di compressione del nervo ulnare al gomito).

L’elettromiografia evidenzia alterazioni funzionali, mentre la RM mette in mostra anomalie strutturali. Ne consegue che i due test non si escludono a vicenda, ma al contrario sono perfettamente complementari.
Per questi motivi, si consiglia sempre di integrare il processo diagnostico sia con studio morfologico della RM che con lo studio delle anomalie funzionali tramite l’esame elettromiografico dei muscoli innervati dalle radici cervicali.